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IO “VENGO DALLA LUNA”

In Uncategorized on luglio 10, 2012 at 2:22 PM

I retroscena dell’allunaggio

e gli avvistamenti UFO

9 gradini. 9 minuscoli gradini separavano l’uomo dalla Luna. Il 39enne Armstrong li scese, tirò la cordicella che attivava la telecamera e le prime immagini vennero ricevute dal Goldstone Deep Space Communications Complex, negli USA. Poi in leggera differita passarono sul normale circuito televisivo, grazie al radiotelescopio del Parkes Observatory, Australia.

600 milioni di persone rimasero incollate alla tv. Un record di ascolti ancora oggi insuperato.

Quando il piede sinistro di un uomo lasciò un’impronta sulla superficie lunare erano le 4 e 57 (ora italiana) di un mattino d’estate del ’69.

Tre astronauti componevano l’equipaggio della missione Apollo 11: Neil Armstrong, il primo a scendere dal modulo lunare Eagle. Subito raggiunto da Edwin Buzz Aldrin. E Michael Collins che rimase invece in orbita attorno al satellite.

Celebre la frase di Armstrong: “One small step for man. One giant leap for mankind”. Ma le prime parole pronunciate da un uomo sulla Luna sono state altre: “Houston, qui Base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata”.

In Italia erano da poco passate le 22 e 17 del 20 luglio 1969.

Protetti da una tuta spaziale e inforcato lo zaino di sopravvivenza (38 kg), gli astronauti passeggiarono sulla superficie “fine e polverosa” del suolo lunare per circa 2 ore e mezza.

Un viaggio che complessivamente, tra andata e ritorno, durò 9 giorni. Come il numero di gradini che, una volta scesi, cambiarono il corso della storia.

Una storia messa in dubbio dall’assenza di fotografie che ritraggono Armstrong sulla Luna. Dalla mancanza di stelle nella volta lunare. E dall’incredibile diretta tv.

Andiam per ordine: le foto pare non siano state diffuse  perché non erano ‘belle’ come quelle che Neil scattò a Buzz.  E le stelle non viste dalla Luna? Un problema di esposizione. Così dissero. Ma resta ancora stupefacente accettare che una cordicella, una minuscola cordicella, permise a 600 milioni di telespettatori di vivere con gli astronauti l’emozione della diretta. Quella minuscola cordicella che tirò Armstrong per mettere in azione la telecamera.

Quelli che sostengono la tesi del bluff, parlano di un mockumentary  girato in gran segreto dentro  uno studio americano.

Invece, a dare man forte a chi afferma che le cose andarono proprio come si racconta, si mette un nutrito gruppo di detective stellari con audaci particolari. Questo è l’esito della loro indagine:  il giorno che precedette l’allunaggio, mentre  Aldrin  stava controllando le apparecchiature, tra cui la cinepresa da 16 mm, all’improvviso apparvero degli Ufo. Che Buzz riprese: http://www.youtube.com/watch?v=XlkV1ybBnHI

C’è poi Edgar Mitchell, il sesto uomo che pose piede sulla Luna, che invita – lo ha fatto di recente – a chiedere alla Nasa tutta la verità sugli Ufo.

La tesi degli ufo non convince? La diretta è stata un bluff? Puntare dei laser verso i luoghi di atterraggio di Apollo 11, 14 e 15. Lì c’è un riflettore che ancora oggi viene usato per misurare la distanza Terra-Luna. Così dicono.

Oppure, attendere il 2020: anno in cui, secondo la Nasa, verrà creata la prima base lunare.

Ancora scettici? Attendere la costruzione di una base qui da noi. Certo sarà un po’ difficile assistere all’atterraggio in diretta: i mezzi di comunicazione potrebbero essere incompatibili o forse l’evento ha già avuto luogo centinaia, migliaia di anni solari fa. Ma questa è un’altra storia che sarebbe più corretto ascoltare dalla fonte. Detective al lavoro.

 «Ho nostalgia della mia luna leggera/ ricordo una sera/ le stelle di una bandiera ma/ era/ una speranza/ era/ una frontiera/ era/ la primavera di una nuova era/ era».

Un estratto della canzone “VENGO DALLA LUNA” di Caparezza

* Le immagini inserite nell’articolo mostrano l’allunaggio dell’Apollo 11 e i dettagli che smascherano  il presunto Ufo fotografano nelle successive missioni.

Pubblicato su N.5 del MENSILE VIVESSERE| rubrica I MARZIANI SIAMO NOI

CONTATTO

In Uncategorized on aprile 30, 2012 at 5:49 PM

Pronto pronto c’è qualcuno che mi sente?

SIAMO ABITUATI A RICONOSCERE I SUONI: LA VOCE DI UNA PERSONA CHE CI CHIAMA, IL RUMORE DI UN’AUTOMOBILE CHE SFRECCIA A CENTO ALL’ORA, IL SOFFIO DEL VENTO A PRIMAVERA; O IL CANTO DELL’ASSIOLO CHE FA “DJÜ” MA SOLO DAL TRAMONTO ALL’ALBA.

E SE INVECE SI PARTISSE PER UNA GITA SONORA NELL’UNIVERSO, QUALE SAREBBE IL RUMORE DI UNA STELLA? E CHE VOCE AVREBBE CHI LA ABITA? DIREBBE MAI, A SUO MODO, “SALVE!” STRINGENDOCI LA MANO?

MICHELANGELO HA RAFFIGURATO NE ‘LA CREAZIONE’ DIO CHE PORGE L’INDICE AL SUO ADAMO. L’INCONTRO RAVVICINATO, FINO AD OGGI, PIÙ BELLO DELLA STORIA.

PURTROPPO PERÒ UN AFFRESCO – ALMENO PER IL MOMENTO – NON PARLA, SE NON AGLI OCCHI O ALL’ANIMA. MA ADDENTRANDOCI NELL’INFINITO OCCULTO DELLO SPAZIO COSMICO, ANCHE UN PO’ ALLA CIECA, IL RISCHIO DI IMBATTERSI IN QUALCHE NUOVISSIMO E CELESTIALE SUONO RESTA. ANZI, C’È PURE CHI INCORAGGIA A FARLO METTENDOCI A DISPOSIZIONE I MEZZI.

VIAGGIO TRA LE STELLE A CACCIA DI UN CONTATTO. MA CHE SIA RADIO, PERÒ.

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Pronto pronto c’è qualcuno che mi sente / merda sto precipitando c’è qualcuno lì” / Notte nera nera notte senza luna / Una bianca scia nel cielo si consuma / mentre sotto come fuochi nella notte / Grattacieli e tv accese come torce / Un marziano un tipo strano un sangue misto / Un qualcosa di schifoso mai visto / Barcollando esce fuori dai rottami…

L’INDIZIO DEL BRANO ‘MERDMAN’ DI LUCIO DALLA

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(LATO A)

SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) è un’area di ricerca scientifica il cui scopo è individuare la vita intelligente al di fuori della Terra.

Nel 1995, David Gedye propose di aprire al mondo radio SETI utilizzando un supercomputer virtuale composto da un largo numero di pc connessi ad Internet, e lanciò nel ‘99 il progetto SETI@home.

SETI@home si procura i dati dall’osservatorio di Arecibo – impianto gestito dal National Astronomy and Ionosphere Center, amministrato dalla Cornell University – e utilizza i radio telescopi per captare i segnali a banda stretta provenienti dallo spazio. La loro individuazione fornirebbe la prova evidente dell’esistenza di una tecnologia extraterrestre.

Mentre il progetto SETI non ha ancora potuto confermare l’esistenza di un segnale valido proveniente dallo spazio cosmico, ha invece identificato molti obiettivi candidati (posizioni nel cielo), dove i picchi in intensità non sono facilmente spiegabili come rumore. A suscitare un certo clamore, e non solo nell’ambiente, è stata l’individuazione della sorgente radio che va sotto la sigla SHGb02+14°, scoperta nel marzo 2003 e annunciata su New Scientist il 1º settembre 2004. Ma della quale poi non si ebbe più notizia. È però importante notare che l’esistenza della lista che identifica i possibili candidati è stata resa possibile grazie anche al contributo dei CITIZEN SCIENCE, gente normale che ha partecipato volontariamente alla ricerca attraverso una rete mondiale di computer privati, mettendo il proprio e un po’ di tempo a disposizione. Se il progetto ancora non ha provato l’esistenza di intelligenze extra terrestri, ha tuttavia dimostrato alla comunità scientifica che iniziative di calcolo distribuito possono essere accolte come un valido strumento di analisi, spesso capace di battere i più grandi supercomputer.

Un recentissimo annuncio ha reso noto in questi giorni che SETI in collaborazione con TED (Technology Entertainment Design) ha lanciato SETILIVE, un’altra iniziativa aperta alla partecipazione di chiunque voglia collaborare: si va su setilive.org e registrandosi si può iniziare a ricevere e analizzare i dati provenienti dalle radioantenne di Seti disseminate su tutto il globo.

Qual è l’obiettivo? Trovare un contatto, ovviamente.

E se fossi proprio tu a ricevere un segnale insolito?

Intanto per avere un’idea della voce di E.T., digitando ‘Shgb02+14°’ su You Tube è possibile ascoltare il noto segnale radio. Anche se più affidabile resta il file audio disponibile sul sito web della Nasa.

FONTI:

SETI@home: http://setiathome.berkeley.edu/sah_about.php

SETILIVE: http://www.setilive.org/

ARECIBO OBSERVATORY: http://www.naic.edu/

TED: http://www.ted.com/initiatives

(LATO B)

Di un possibile primo contatto radio tra umani e alieni, e delle implicazioni etiche e religiose che questo comporterebbe se n’è occupato Robert Zemeckis girando Contact, un film del 1997 tratto dall’omonimo romanzo di Carl Sagan, e interpretato da Jodie Foster. Nella pellicola è chiaramente visibile l’osservatorio di Arecibo, situato nell’isola di Porto Rico e realmente utilizzato nell’ambito del progetto Seti per la ricerca di intelligenza artificiale.

Nel film la dottoressa Ellie Arroway vive scandagliando lo spazio tramite radio telescopi fino a quando riceve dalle stelle un misterioso messaggio. Inizialmente le appare il filmato di un discorso di Adolf Hitler risalente alla Germania nazista (estratto di una delle prime trasmissioni televisive sulla terra); poi, combinando i fotogrammi del segnale riesce a decrittare quello che si rivelerà essere il libretto delle istruzioni per la costruzione di una macchina per il trasporto interstellare.

Al cinema come in Tv la questione continua, è infatti è di quest’anno il programma lanciato dl canale Discovery Science: ARE WE ALONE? Trasmissione-evento che per un intero mese approfondisce la questione della possibilità di vita extraterrestre. Iniziativa apparentemente mainstream cui va invece riconosciuta la collaborazione con strutture come Seti e TED.

Tuttavia il primato, nell’arduo compito di scandagliare l’immaginario sull’esistenza di E.T. e far fluttuare i confini tra reale e verosimile, ancora oggi lo detiene la grande tradizione letteraria di genere e uno dei maestri che siede a pieno titolo nell’olimpo degli scrittori di fantascienza è certamente Fredric Brown. Nel breve racconto “La risposta” con sguardo ultra visionario e certamente grottesco, Brown avvallò in qualche modo la tesi estremamente attuale sostenuta da David Gedye con il lancio del progetto partecipativo SETI@home: non sempre affidandosi ai supercomputer si possono trovare responsi ai quesiti che accompagnano l’uomo dalla notte dei tempi. Quindi, meglio le teste d’uomo che i ‘cervelloni elettronici’, e allora ben vengano le comunità dei CITIZEN SCIENCE. Perché il rischio di incorrere in sorprese non solo inaspettate, se si lascia carta bianca alle macchine, potrebbe pericolosamente aumentare:

“- L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn. – Grazie – disse Dwar Reyn. – Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere. Tornò a voltarsi verso la macchina.
– C’è, Dio?
”*

Spiacenti, per conoscere la risposta bisogna leggere il racconto.

* L’estratto del racconto La risposta è stato tratto da URANIA n. 35 – IL VAGABONDO DELLO SPAZIO. Collana Millemondi, Mondadori Editore

http://www.mondourania.com/millemondi/um21-40/millemondi35.htm

Pubblicato su N.3 MENSILE VIVESSERE| rubrica I MARZIANI SIAMO NOI